LinkedIn e lavoro

di Antonio Beatrice

La rivoluzione dei social network professionali nel cercolavoro – In Italia l’economia e il mercato del lavoro attraversano una fase che definire “di contrazione” appare fin troppo ottimistico. Lasciamo da parte per un attimo le ragioni, le colpe, gli errori di alcuni o di tutti…..resta una situazione che vede punte di disoccupazione giovanile oltre il 40%. Questo stato di cose si tocca ancora più con mano nei paesi con 20.000 abitanti dove all’improvviso chiudono aziende con 200/300 dipendenti e l’intera comunità va in crisi a causa di un effetto domino che coinvolge indirettamente tutti gli operatori del territorio, siano essi commercianti o lavoratori dipendenti di altre aziende.

Con questa situazione generale non è certo un veicolo di comunicazione delle offerte di lavoro che può risolvere la questione. Che sia LinkedIn o Monster il concetto non cambia, sarebbe come aspettarsi che un termometro possa portarci via la febbre.
In cosa allora LinkedIn può fare la differenza? Perché è in così forte ascesa?

Alcuni considerano questo social network una vetrina necessaria. In pratica esserci è un atto dovuto; perché rinunciare alla propria presenza nel marketplace lavoro e carriera più importante al mondo?

Ciò che ancora non è stato ben compreso è che considerare LinkedIn una vetrina è una forte limitazione dello strumento e delle opportunità che questo social network può offrire. La vetrina è un concetto per definizione passivo, espongo la merce e attendo che qualcuno la veda e manifesti un interesse. linkedin fotoLa verità è che oggi le “merci” che attirano l’interesse e che quindi possono permettersi il lusso di “attendere” in vetrina sono veramente poche. Si tratta di profili con competenze estremamente ricercate in grado di produrre valore e di “fare la differenza” (in pratica qualcuno che sa fare qualcosa di molto utile, ricercato e che pochi altri sanno fare) o di profili che possono fare la differenza perché hanno da “spendere” un portafoglio clienti o un patrimonio di relazioni in grado di produrre da subito valore economico.
Per gli altri mi sentirei francamente di suggerire un atteggiamento diverso dall’attesa in una “vetrina”, un atteggiamento più propositivo e proattivo.
Arriviamo quindi a quelle che sono le reali potenzialità che linkedin può offrire.

Attraverso le attività di networking è possibile sviluppare delle relazioni con persone occupate e inoccupate, con competenze simili o totalmente differenti, che cercano lavoro o che possono segnalarmi delle opportunità. Partecipando alle discussioni dei gruppi che trattano le tematiche del settore dove so di avere delle competenze ho la possibilità di farmi conoscere su questioni specifiche, di dimostrare le mie qualità professionali dibattendo di tematiche operative, di apprendere ciò che non so o di comprendere quali sono le competenze che devo sviluppare se voglio migliorare la mia vetrina. Oltre a ciò resto aggiornato sulle nuove tendenze, su quali sono le professioni del futuro, quali sono i settori che assorbiranno occupazione o quali sono le aree geografiche che assorbiranno occupazione. Possono venirmi delle idee e posso scoprire che finanziarle è semplice con Kickstarter e che posso realizzare un prototipo facilmente andando in una Fablab, che esistono persone che possono darmi una mano perché hanno delle competenze che si integrano perfettamente con le mie e le completano e forse insieme possiamo diventare i nuovi Zuckerberg o Jobs, …… o forse no…. ma casomai nel frattempo sparando alle stelle ci accorgeremo di aver colpito la luna.

Una ulteriore ma semplice valutazione riguarda i “rumors” del lavoro. Vi sono molte opportunità lavorative la cui diffusione è sempre stata fondata sulle relazioni personali. Si tratta di posizioni per le quali le aziende non intendono spendere soldi per costosi annunci (che in realtà non sono più così costosi, ma molte aziende non lo sanno) e che si preferisce comunicare attraverso il semplice passaparola. Queste posizioni possono essere anche molto interessanti e non vengono pubblicizzate con canali a pagamento solo perché si ritiene di poter raggiungere un soddisfacente numero di candidati, anche referenziati da persone conosciute, attraverso il passaparola (c’è chi stima che i “rumors” del lavoro valgono quasi il 60% del mercato).

LinkedIn ha il grande merito di aver intercettato questa dinamica e di averla resa sistema. Su linkedin le aziende possono pubblicare delle inserzioni a pagamento (a un costo sicuramente accessibile) attraverso il format istituzionale; oltre a ciò però linkedin consente di pubblicare e condividere delle offerte gratuite all’interno delle community costituite nei gruppi, che sono il vero centro pulsante della piattaforma, attraverso i quali è possibile raggiungere un elevatissimo numero di utenti. In entrambi i casi LinkedIn favorisce e suggerisce la dinamica delle referenze, evidenziando addirittura i contatti in comune.

E’ chiaro che molte aziende ancora non sono consapevoli delle potenzialità di questo social (anche per quel che riguarda il fare business) e che molti candidati hanno inserito il proprio curriculum ma ancora non conoscono la piattaforma dal punto di vista del mero funzionamento.

Sono certo però che questo gap strumentale si colmerà gradualmente e che con la stessa velocità le aziende si accorgeranno delle opportunità che LinkedIn può offrire, anche in termini di ricerca di personale.

Oggi effettivamente un ruolo importante, per il pieno utilizzo della piattaforma, lo hanno gli Head Hunter, alcuni dei quali non utilizzano linkedIn al 100% perché lo considerano una Killer Application per i propri data base. In realtà anche questo atteggiamento tendenzialmente sparirà perché, anche se è vero che linkedIn ha di fatto eroso il vantaggio competitivo di queste aziende acquisito con la costituzione di costosi data base (aziende che in questo momento sono presenti su linkedIn ma lo utilizzano con le stesse logiche del proprio sito web) è anche vero che il lavoro degli HU diviene più semplice e qualificato e le stesse aziende possono risparmiare gli investimenti di comunicazione necessari per implementare il proprio data base. Capiranno presto che è più opportuno cavalcare l’onda invece che farvici opposizione.

Per quel che riguarda invece le persone che cercano lavoro, oltre a quanto già scritto, penso che occorrerà, come accede nella vita di tutti i giorni fuori dal web, imparare a muoversi con sempre maggior sapienza, dimostrarsi discreti e competenti, determinati ma non insistenti, sicuri di se ma sempre rispettosi e disposti ad ascoltare, capaci di dare suggerimenti e allo stesso tempo di accoglierli, di sviluppare delle relazioni trasparenti e fondate su contenuti,….

Tutto ciò è sicuramente più impegnativo di spedire un curriculum ma favorisce anche l’emersione dei valori e fornisce ai selezionatori già un primo elemento di valutazione che si può aggiungere ad un processo di valutazione più articolato.

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