Assertività, autostima e gli effetti del parlare in pubblico
di Antonio Beatrice
Dopo l’11 settembre 2001 Rudolph Giuliani, all’epoca sindaco di New York, decise di portare in conferenza stampa un giovane vigile del fuoco che si era distinto per il suo valore durante i soccorsi alle persone intrappolate nelle torri gemelle. Si trattava di un eroe, scelto in rappresentanza dell’intero corpo, che aveva ripetutamente rischiato la propria incolumità per portare in salvo il maggior numero di vite possibili.Quando il giovane dovette prendere la parola in sala stampa si bloccò per l’emozione, non riusciva a parlare e respirava con difficoltà.A quel punto Giuliani intervenne per toglierlo dall’imbarazzo e disse: “E’ evidente che i giornalisti di New York fanno più paura delle fiamme di un incendio….”.
Al di là della battuta è lecito chiedersi: come può aver paura di parlare in pubblico un uomo che ha dimostrato coraggio e temerarietà, disposto a rischiare la vita senza indugi in situazioni di estremo pericolo? La risposta va ovviamente ricercata nel suo stato mentale e nella percezione che il giovane aveva delle due situazioni. Nel primo caso vi erano totale fiducia nei propri mezzi e nel proprio addestramento, sensazione di adeguatezza, padronanza, forza, reattività e convinzione di autoefficacia tali da vincere le paure; nel secondo caso tutte queste condizioni venivano a mancare e lasciavano il posto al timore di non riuscire ad essere all’altezza del compito affidato, di dire cose sbagliate o di dirle nel modo sbagliato.
In una situazione di azione vi era poca differenza tra il “sé percepito” e il “sé ideale”, con un conseguente innalzamento del livello di autostima e della capacità di portare il focus sulle soluzioni. Un contesto relazionale come il parlare in pubblico aveva invece prodotto un generale senso di inadeguatezza, una forte diminuzione del livello di autostima e aveva determinato lo spostamento del focus su se stesso e sulle difficoltà del compito. In pratica in due contesti diversi si poteva osservare un forte scostamento del livello di autostima, da estremamente alta a molto bassa.
In ambito di comunicazione l’autostima è un elemento essenziale dell’assertività, della capacità di “asserire”, di esprimere il proprio punto di vista e sostenere idee, valori e obiettivi in modo determinato e allo stesso tempo equilibrato e rispettoso degli altri.
Secondo gli psicologi statunitensi Alberti ed Emmons, l’assertività è “un comportamento che permette a una persona di agire nel suo pieno interesse, di difendere il suo punto di vista senza ansia esagerata, di esprimere con sincerità e disinvoltura i propri sentimenti e di difendere i suoi diritti senza ignorare quelli altrui”.
Parlare in pubblico esaspera le dinamiche assertive perchè espone al giudizio della “pubblicità”, del rendere pubblico il proprio pensiero e le proprie modalità di esposizione. Rivolgersi poi ad una platea definita di persone è ancor più impegnativo che parlare alla folla; per un oratore un numero preciso di sguardi e di espressioni di approvazione o disapprovazione è molto più pesante da sostenere di quanto invece non sia una moltitudine spersonalizzata (la folla è una entità singola, 20 persone sono venti giudizi).
Se parlare in pubblico, trovarsi al centro dell’attenzione e esporsi sul piano della comunicazione richiede una certa capacità assertiva analogamente abituarsi a farlo e esercitarsi regolarmente genera fiducia nei propri mezzi e padronanza emotiva con benefici ancora più evidenti negli altri ambiti della comunicazione (vendita, gestione delle risorse umane, relazioni interpersonali). Prepararsi a gestire una situazione di massima tensione produce una solidità psicologica, infatti, che semplifica in maniera estrema le dinamiche relazionali meno impegnative; è un po’ come allenarsi a correre con dei pesi alle caviglie per poi sentirsi leggeri e veloci in condizioni normali.
Parlare in pubblico significa sviluppare contenuti accattivanti e chiedersi in che maniera presentarli affinché siano compresi e accettati; analogamente significa porsi nelle condizioni psicologiche ideali per sostenere questi contenuti e per argomentarli con vivacità.
Le tecniche di comunicazione hanno origini lontane: antichi greci e romani avevano compreso bene il valore dell’arte oratoria e hanno tracciato linee guida che ancora oggi possono essere considerate un riferimento. Gli studi si estesero poi in ambito accademico per il dibattimento legale, la comunicazione medico-paziente, la comunicazione terapeutica, le scienze politiche e le business schools. In ambito di formazione di impresa già dai primi anni ’70 è riconosciuto il valore delle tecniche di Public Speaking per la capacità di generare autostima e assertività con effetti positivi nella vendita e nella gestione manageriale.
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