Ascolto e Percettività

di Antonio Beatrice

Ascoltare oltre le parole – Le informazioni trasmesse con il linguaggio sono il prodotto conclusivo dell’elaborazione della percezione sensoriale. Questo significa che tutte le volte che parliamo attiviamo un processo che ha una precisa sequenza temporale: comincia con un insieme di concetti, idee, emozioni e rappresentazioni interne e si conclude con la trasmissione di informazioni digitalizzate (sequenze di lettere organizzate secondo regole grammaticali a cui si attribuiscono significati convenzionali). Per converso tutte le volte che ascoltiamo delle parole lo stesso processo ha una sequenza inversa: l’input di informazioni codificate (linguaggio) produce delle rappresentazioni interne e una serie di reazioni sensoriali. Questa dinamica a due vie implica un continuo scambio di informazioni tra i due emisferi cerebrali; le rappresentazioni interne risiedono infatti nell’emisfero cerebrale destro mentre la capacità di trasformarle in parole e frasi è propria dell’emisfero cerebrale sinistro.

La congruenza linguistica

La congruenza della comunicazione è una conseguenza dell’effettiva corrispondenza di questo scambio di informazioni. Quando vi è simmetria tra le parole utilizzate e le rappresentazioni interne sottostanti il messaggio è attendibile. E’ quindi possibile estrarre dalla linguistica informazioni relative al sistema di valori, di convinzioni e all’identità del nostro interlocutore; queste informazioni sono fondamentali per instaurare una sintonia profonda e comprendere ciò che è veramente importante per lui. Ci aiutiamo con un esempio. Se una persona ci dice “…io sono un fumatore” ci descrive un aspetto della sua identità. Le rappresentazioni interne di “se stesso” sono di un “se stesso fumatore”, ben salde e riferite al proprio “essere”. Una espressione come “….fumo 40 sigarette al giorno” ci fa capire invece che le rappresentazioni interne si riferiscono a un comportamento e sono quindi riferite ad un “fare” meno profondo e immutabile di una immagine della propria identità. Tra le due circostanze la prima è sicuramente più radicata anche se il numero delle sigarette giornaliere fumate dovesse poi risultare inferiore.

Quando percepiamo invece che le parole utilizzate sono poco corrispondenti alle effettive rappresentazioni mentali del nostro interlocutore ci troviamo in presenza di un piccolo conflitto di emisferi. Il messaggio esprime delle incoerenze già sul piano linguistico e per comprendere il pensiero più profondo dobbiamo risalire all’informazione prima che sia trasformata in parole con il processo di digitalizzazione.

In che modo? Se una persone ci dice “… l’inquinamento è un fatto, non combatterlo solo a parole” esprime in apparenza una chiara esortazione a fare qualcosa per combattere l’inquinamento.  In realtà se ci chiediamo quali rappresentazioni interne hanno prodotto quel tipo di messaggio acquisiamo una serie di ulteriori informazioni ben più preziose e profonde:

  • l’inquinamento è un fatto
    • le rappresentazioni interne descrivono di una condizione statica (fatto) che non è in discussione
    • il focus della persona è sul problema (da per scontato che le cose vanno in questa direzione e che non è possibile cambiarle)
  • non combatterlo solo a parole
    • il messaggio è aggressivo (è implicito che sino ad oggi l’altro è colpevole di aver limitato suo agire “solo a parole”) e tende a far leva sui sensi di colpa (l’uso del termine combatterlo e coerente con l’aggressività)
    • la persona si sente deresponsabilizzata rispetto all’inquinamento o ritiene di avere già assolto al suo dovere, forse semplicemente denunciando la cosa (non combatterlo invece di non combattiamolo), adottando esattamente il comportamento che lui stesso intende censurare (combatterlo solo a parole)
    • l’uso della negazione (comprensibile solo dall’emisfero sinistro) denuncia rappresentazioni interne corrispondenti a persone che “combattono solo a parole” e anche in questo caso si da per scontato che le cose continueranno ad andare in questa direzione (l’emisfero destro legge solo il positivo, pertanto se io dico che “non” sto pensando al fuoco le immagini mentali che si formano nel mio emisfero destro sono proprio quelle del fuoco)

In sintesi ci sono buone probabilità di trovarsi di fronte ad una persona che considera l’inquinamento un fenomeno inevitabile ed è convinto che ci sia ben poco da fare per migliorare le cose, se non prendersela con gli altri. Potrebbe trattarsi di semplice demagogia finalizzata all’acquisizione di consenso o anche del risultato di una frustrazione scaturita da una presunta indifferenza degli altri verso il problema o molto più banalmente di una persona che in quel preciso giorno ha solo voglia di prendersela con il mondo perché è diverso da come lo vorrebbe lui.

Una persona che intende veramente fare qualcosa per l’ambiente utilizza espressioni differenti, ne riportiamo alcune ad esempio: “Possiamo adottare piccole soluzioni quotidiane che migliorano l’ambiente. Impegniamoci nella riduzione delle dispersioni di energia e facciamo cultura in questa direzione. Diamo preferenza nei nostri acquisti ai prodotti che tutelano l’ambiente e l’energia pulita. Come elettori e opinione pubblica possiamo influenzare le scelte dei governi. Assumiamo l’onere e l’onore di costruire un mondo migliore per noi stessi e per le generazioni future. So bene che portare avanti questa sfida richiede un impegno forse troppo grande per un singolo uomo ma restare concentrati sul tema e testimoniarlo quotidianamente con i fatti è un’assunzione di responsabilità che ognuno di noi può e deve sostenere.”

Ascoltare oltre il valore semantico delle parole significa raggiungere l’origine del messaggio, comprendere gli stati d’animo e le rappresentazioni interne che vi sottostanno. La sola linguistica, però, per quanto fornisca già un numero di informazioni rilevanti, non è sempre sufficiente, da sola, per comprendere in maniera più profonda il nostro interlocutore.

La congruenza della comunicazione

Una comunicazione avvenuta in presenza ci avrebbe fornito molte più elementi da poter interpretare. E’ possibile infatti ricercare la congruenza tra lerappresentazioni interne, lalinguistica, ilparaverbale (tono, volume, cadenza, etc..) e il non verbale (mimica, gestualità, postura, espressioni facciali).

Diversi studi sul linguaggio del corpo si sono concentrati sull’individuazione di precise codifiche per attribuire un significato a ciascun gesto, espressione o postura. Tutte le ricerche convergono però su un aspetto: ogni segnale del corpo va valutato come semplice indicazione e inserito all’interno di un quadro generale più ampio.


Molto interessanti a riguardo gli studi sulle espressioni facciali del professor Paul Ekman dell’Università della California di San Francisco. Ekman ha studiato per 40 anni le espressioni umane e, insieme allo psicologo Wallace Friesen, ha codificato 43 movimenti facciali involontari dalla cui combinazione scaturiscono circa 10.000 microespressioni indicative di particolari stati d’animo. Gli studi di Ekman furono condotti in Cile, Argentina, Giappone e anche tra le tribù della Nuova Guinea confermando l’universalità delle microespressioni. Le suggestive scoperte di Ekman hanno ispirato anche la fortunata serie di telefilm “Lie to me”; tra queste ne riscontriamo una che assume particolare importanza: la retroattività del meccanismo.


E’ noto che gli stati d’animo determinano le microespressioni; la scoperta di Ekman è che tentando di riprodurre una espressione facciale per lungo tempo si producono effetti sulla pressione del sangue, sul battito cardiaco e si può suscitare l’emozione corrispondente. Esiste quindi un meccanismo retroattivo che parte dai muscoli facciali e raggiunge i centri nervosi. Questo tipo di retroattività è ancora più consistente quando è collegata alla linguistica utilizzata e alla postura in generale.

Evocare a parole uno stato d’animo significa esporre in primis se stessi a questo condizionamento proprio perché “ci si ascolta quando si parla”.  Il tutto ovviamente si amplifica quando vi è un meccanismo di ripetizione.

La retroattività del meccanismo è molto utile nella comunicazione perché permette di attivare processi di consolidamento di stati d’animo positivi anche quando in realtà si tratta di semplici dichiarazioni di circostanza. Per gli stessi principi se una persona racconta una bugia un eleva

to numero di volte avrà prodotto sull’argomento grandi quantità di rappresentazioni interne che andranno gradualmente a confondersi con la realtà. Questo fenomeno renderà sempre meno evidente il conflitto di emisferi e di conseguenza anche la nostra capacità di svelare la menzogna.

Lo stesso Ekman è giunto alla conclusione che quando una persona ha già ingannato gli altri in più occasioni comincia a credere alle proprie bugie ed è più complicato riconoscerle. Le menzogne dette per la prima volta e quelle che hanno una maggiore componente emotiva sono le più facili da svelare.

La naturale predisposizione all’ascolto

In realtà la capacità di ascoltare e di osservare sono attitudini arcaiche dell’uomo ancora ben presenti nei nostri geni. Riconoscere un comportamento ostile era una necessità di sopravvivenza per i nostri antenati (in realtà in molte aziende lo è anche adesso, ma è molto più celato); ascoltare ci ha aiutati a comprendere l’avvicinarsi di pericoli prima che questi si rendessero visibili; il nostro udito si è sviluppato ancora prima della nascita, nel grembo materno.

Eppure Steven Covey dice “..la maggior parte delle persone non ascolta; parla o si prepara a parlare”.

Per certi versi l’espressione è condivisibile. Cosa spinge allora le persone a rinunciare a raccogliere informazioni preziose e a lasciar posto all’ansia di esprimere la propria opinione? La capacità di ascoltare e comprendere gli altri libera un potenziale enorme sul piano della comunicazione.Rende possibile entrare in sintonia, instaurare relazioni profonde, orientare le decisioni e i comportamenti.

Un gestione matura e responsabile della capacità di ascolto combinata con le giuste tecniche di comunicazione permette di dare il via anche a cambiamenti profondi. Le applicazioni concrete sono in tutti gli ambiti professionali: nel coaching, nel rapporto medico paziente, nell’insegnamento, nella vendita, nella gestione delle risorse umane e anche semplicemente nelle relazioni interpersonali come il rapporto di coppia o quello genitori/figli.