La motivazione come energia principale del benessere individuale e organizzativo (parte I di III)

estratto dell’intervento di Antonio Beatrice al “Sales Kickoff 2011” di Sun Microsistem, la divisione Hardware del gruppo Oracle

Parte I di III – Dove ha origine la motivazione? In cosa consiste e quanto è importante per l’azienda? Quale valore ha per le persone?

Possiamo definire la motivazione come l’energia che attiva, dirige e sostiene il comportamento. Nelle aziende, spesso, la motivazione è percepita come un’attività difficile, che richiede lavoro e impegno, con un elevato numero di variabili in gioco. Ebbene si, è vero, motivare è un’attività complessa e impegnativa!

Forse è proprio per questa ragione che alcune organizzazioni cercano soluzioni alternative, scorciatoie in apparenza più economiche o più semplici da praticare.

Eppure la motivazione per un’ azienda è importante quanto la benzina per un’automobile: bisogna fare rifornimento e questo, certo, costa! D’altra parte l’alternativa è guidare una macchina senza benzina, che è più complicato e, sicuramente, più dispendioso: tocca spingere e non sempre spingendo si ottengono risultati brillanti. In più se la motivazione è fondamentale per l’organizzazione, lo è ancora di più per l’individuo: una persona motivata è una persona che fa le cose con piacere e che trae piacere da ciò che fa.

In realtà la motivazione è qualcosa di ancora più importante dell’energia che sostiene il comportamento, è il significato che diamo al tempo vissuto, il senso delle nostre azioni, ed è anche la forza interiore che spinge l’individuo verso la crescita e il miglioramento personale.

La motivazione risiede nella soddisfazione dei bisogni, da quelli primari, come la sopravvivenza e la sicurezza, fino ad arrivare all’autorealizzazione.

Procediamo per ordine: possiamo qualificare la motivazione con tre indicatori: intensità, persistenza e direzione. L’intensità è l’entità della forza, cioè quanta energia in quel momento si riesce a produrre per sostenere il proprio comportamento. La persistenza è la durevolezza dell’energia, la capacità di sostenere il comportamento nel tempo. Un aspetto importante dell’energia è infatti il tempo nel quale si riesce ad esprimerla: un estintore, ad esempio, che è capace di produrre una buona capacità estinguente per dieci secondi, ha una persistenza di dieci secondi. Un fulmine riesce a produrre in una frazione di secondo tanta energia quanta una lampadina ne richiederebbe in anni di funzionamento. Per usare una metafora pensiamo alla produzione di energia da fonti rinnovabili, come ad esempio quella eolica. Una delle difficoltà maggiori non è quella di produrre l’energia bensì quella di renderla disponibile nel tempo nei luoghi e nelle quantità in cui è necessaria. Spesso quando si parla di motivazione si presta grande attenzione alla sua intensità, mentre spesso una motivazione meno intensa ma molto persistente garantisce benefici ben più consistenti. La terza variabile che qualifica la motivazione è la direzione: vedremo infatti che qualificare gli aspetti motivazionali significa anche dirigere gli sforzi in maniera appropriata, nella direzione più opportuna, e questo concetto è meno scontato di quel che può apparire.

La motivazione risiede quindi nella soddisfazione dei propri bisogni, da quelli basilari e più semplici fino a quelli più complessi della realizzazione personale. È un meccanismo previsto dalla natura per garantire la conservazione della specie: tutte le volte che si ha una necessità e si riesce a soddisfare un bisogno, se ne ricava una gratificazione che è la “bussola naturale” che orienta il nostro comportamento.

Quando parliamo di motivazione, parliamo dunque dei bisogni e della gratificazione che scaturisce dalla soddisfazione di questi.

Ma quali sono i bisogni che vanno soddisfatti per sentirsi motivati e/o per motivare?
Maslow dice “quando parliamo dei bisogni degli esseri umani, parliamo dell’essenza della loro vita”. Nel 1954 pubblicò “Motivazione e personalità”, dove espose la teoria di una gerarchia di motivazioni (generate dai bisogni dell’individuo) che muove dalle più basse a quelle più alte, quelle che mirano alla piena realizzazione del proprio potenziale, all’autorealizzazione. Per lo psicologo statunitense i bisogni sono percepiti dall’individuo secondo una precisa gerarchia, dove vige un principio comune: il passaggio al livello superiore, può avvenire solo dopo la soddisfazione dei bisogni di livello inferiore.

maslow_teaoria_bisogni

Leggendo la Piramide della gerarchia dei bisogni di Maslow il livello più basso è quello dei bisogni che l’individuo percepisce immediatamente: quelli fisiologici, come mangiare, bere e riprodursi, tutto ciò che è strettamente necessario per garantire la propria sopravvivenza e la conservazione della specie. Questi bisogni sono facilmente percepiti e producono una motivazione molto intensa, poco persistente e ciclica. La fame per esempio induce il bisogno di mangiare, per soddisfare il quale un individuo può addirittura diventare anche aggressivo (motivazione intensa), la soddisfazione di questo bisogno gratifica l’individuo procurando immediatamente la sensazione di sazietà (motivazione poco persistente) e sappiamo che presto o tardi la fame torna a farsi sentire e con lei il bisogno di mangiare (ciclicità).

Il livello immediatamente superiore è il bisogno di sicurezza. Cosa significa sentirsi sicuri? Da sempre sentirsi sicuri significa aver preservato la salute e l’integrità propria e dei propri cari. Il bisogno di sicurezza nell’individuo si è concretizzato con l’organizzazione sociale, le prime comunità, le città… Il bisogno di sicurezza (appartenenza, stabilità, dipendenza, protezione) produce motivazioni importanti che guidano l’individuo, ad esempio, nella ricerca di un lavoro stabile. Le dinamiche della sicurezza del lavoro cambiano con il tempo: in passato lavorare in una grande azienda dava sicurezza, oggi i fatti ci dicono che la sicurezza nel mondo del lavoro non è più legata alle dimensioni dell’azienda, o perlomeno non è più di natura giuridico-contrattuale. In un mondo con dinamiche che accelerano e accelereranno in maniera sempre più esponenziale la sicurezza si traduce nel trovarsi in un contesto organizzativo dinamico, capace di posizionarsi strategicamente, di garantire continuità nel tempo, di guardare lontano e di dare a tutta l’organizzazione certezza sugli scenari futuri. Oggi più un contesto organizzativo è visionario e capace di governare le dinamiche del cambiamento, di fare quello che tecnicamente è definito risk assessment, più è in grado di garantire sicurezza a chi ne fa parte. Viene da chiedersi quanto contribuisca un ambiente organizzativo motivato nella capacità dell’azienda di sviluppare visione strategica e vantaggi competitivi….
Questi due livelli sono definiti “primari” proprio perché legati a delle necessità di natura biologica, necessari per la sopravvivenza.
Salendo al gradino superiore troviamo il bisogno di affetto. Affetto inteso come amore, amicizia, condivisione, piacere, divertimento… tutto ciò che è relazione, è la necessità di avere dei legami affettivi con altre persone. È un bisogno verso cui ogni individuo si muove. L’affetto ha diverse manifestazioni, un esempio classico che riguarda la persona il bisogno di far famiglia, di sposarsi.. Il bisogno di affetto trova concretamente soddisfazione anche all’interno dell’azienda: anche in azienda esistono relazioni di tipo affettivo, esistono relazioni basate sulla condivisione di valori.

Qualcuno mi chiederà: “Ma i soldi dove vanno messi?”… vedremo in seguito che i soldi più che un bisogno sono un mezzo trasversale per soddisfarli.

Il livello ancora superiore è il bisogno di stima, che Maslow distingue in due categorie distinte: il bisogno di stima riferito alla socialità, come il riconoscimento sociale e il riconoscimento affettivo, e il bisogno di autostima. Per quanto le due categorie siano raggruppate in un bisogno elevato vi sono tra loro delle differenze sostanziali, che andremo ad esaminare bene tra un po’ quando parleremo del lavoro svolto da Alderfer (Parte II) sulle gerarchie di Maslow, dove le categorie sono riorganizzate in modo più aderente a quelle che sono le effettive dinamiche della soddisfazione dei bisogni.

Bene, cosa intendiamo per riconoscimento sociale?
Status, apprezzamento, visibilità sociale: il riconoscimento sociale è un bisogno estremamente importante. Per esempio, comprare una bella auto per avere visibilità e apprezzamento da parte degli amici, piuttosto che dei colleghi… Oggi abbiamo moltissime persone che desiderano andare in tv per essere riconosciute, per avere un momento di visibilità e di apprezzamento di carattere generale.
Il riconoscimento affettivo è invece più profondo.
Perchè? Perchè è il bisogno delle persone di essere riconosciute e amate per quello che sono veramente ed è quindi un passaggio importante per il raggiungimento dell’autostima.
Una sana autostima passa attraverso il riconoscimento e l’accettazione della parte più profonda e autentica di sé.
Normalmente chi è in una fase di riconoscimento sociale tende ad affermare se stesso. Una persona che evolve verso l’autostima tende, invece, ad esprimere se stesso. La differenza in termini di benessere è notevole: la persona che esprime se stessa, esprime spontaneità, esprime i propri pensieri, esprime i propri valori. È una persona che ha rispetto degli altri, ma allo stesso tempo ha la determinazione per portare avanti le proprie idee. È una persona che ha poco scostamento tra come vorrebbe essere e come realmente si percepisce (tra il sé ideale e il sé percepito), quindi è una persona coerente col proprio sistema di valori, una persona disposta a sfidare i propri limiti, disposta anche ad accettarli. E questo fa scaturire una sensazione di padronanza, di governo, di forza che è tipica dell’autostima. Tutto ciò è molto distante dall’affermazione del sé. Una persona che esprime se stessa è assertiva, una persona che vuole affermare se stessa è aggressiva, ha più difficoltà ad avere relazioni sociali profonde. In linea di principio una persona che tende ad esprimere le proprie idee è riconoscibile dalla capacità di ascolto e dalla capacità di sostenere le proprie opinioni in maniera equilibrata, rispettosa e con tempi adeguati. La persona animata dal desiderio di affermazione personale tenderà invece ad esprimersi con fretta e con prevaricazione. L’espressione di sé è un passaggio fondamentale per riuscire a raggiungere il livello più elevato che è quello dell’autorealizzazione.
Che cos’è l’autorealizzazione? La capacità di esprimere il proprio talento, di riconoscere le proprie passioni e di seguirle, di vivere relazioni personali profonde e autentiche, di crescere restando coerente con il proprio sistema di valori. L’autorealizzazione è anche desiderio di trascendenza, quel che definiamo “lasciare un’impronta che sopravviva al nostro tempo”, che si concretizza naturalmente con il trasferimento del patrimonio genetico e culturale ai figli, ma anche attraverso le nostre opere e l’opera del nostro ingegno.
La gratificazione che scaturisce dalla soddisfazione di questo bisogno è insita nelle sue stesse azioni compiute per soddisfarlo ed è sicuramente meno intensa, ma molto persistente e incrementale. Infatti la differenza sostanziale nella gerarchia dei bisogni proposta da Maslow è proprio il fatto che mentre fino al bisogno di riconoscimento sociale troviamo una relazione bisogno/soddisfazione che è esterna all’individuo, per la soddisfazione dei bisogni di autostima e di autorealizzazione questa stessa relazione resta interna all’individuo. Si tratta quindi di un tipo di motivazione che l’ambiente esterno può solo facilitare o ostacolare, non ci può essere né donata né sottratta, perché è completamente sotto la nostra responsabilità e il nostro governo.

Faccio un attimo un passaggio sui soldi: il denaro, come altri, è un bisogno trasversale, se la motivazione è la benzina il denaro spesso è l’olio motore, quello che permette a tutto il meccanismo di essere performante nel tempo. Il denaro chiaramente può essere utilizzato per soddisfare i bisogni: più io ho soldi, più posso coltivare il mio talento, la mia passione, la mia creatività, perchè ovviamente non dovrò preoccuparmi della mia sopravvivenza.
Un altro dei bisogni trasversali che Maslow individua è il bisogno di conoscenza.
Cosa si intende per conoscenza?
Soddisfare il bisogno di conoscenza significa aggiungere informazioni alla mappa che si ha del territorio, mappa che non è ovviamente intesa soltanto in senso geografico, ma intesa in generale: conoscenza è capire come è fatta una persona, quali possono essere i pensieri e i comportamenti che vanno oltre le parole che esprime, piuttosto che comprendere una dinamica oppure un territorio oppure scoprire la chimica piuttosto che la fisica…
La soddisfazione del bisogno di conoscenza produce una gratificazione molto sottile: vi è mai successo per esempio di scoprire una strada nuova, oppure scoprire un collegamento inaspettato tra le cose? Vi siete accorti che questo tipo di scoperta produce una piccola gratificazione, molto intima? Sapete perchè?
Più una persona acquisisce informazioni e conoscenza, più cresce come individuo, e cresce anche come possibilità di andare a soddisfare tutti gli altri bisogni. Ricordiamoci che soddisfazione dei bisogni è alla base degli istinti di sopravvivenza e di conservazione della specie, quindi acquisire nuove conoscenze dà più possibilità di scappare se un dinosauro attacca o dà più possibilità di fare soldi in un’epoca in cui, pur non dovendo scappare più dai dinosauri, bisogna produrre una redditività per garantire una sicurezza a se stessi e alla propria famiglia. Tutto ciò che arricchisce il bagaglio di conoscenza in generale, che permette di trasformare l’esperienza in qualcosa di consolidato, rende più forte una persona.

Perché esplorare i bisogni dell’uomo? Quanto vale comprendere i meccanismi della gratificazione e attivarli fino ad alimentare dinamiche lavorative che favoriscono lo sviluppo di autosima e autorealizzazione?

Abbiamo detto che la motivazione è l’energia che attiva e sostiene il comportamento, ma abbiamo anche visto che la motivazione è molto di più, è una enorme opportunità per vivere una vita piena, intensa e sostenuta da energie che più sono spese e più si rigenerano. Un sistema che si autosostiene.
Conoscere le dinamiche dei bisogni significa poter comprendere le leve di ciascun individuo ed essere in grado di fornirgli quell’energia che gli serve per realizzare sé stesso e di conseguenza gratificare il suo ambiente… e un ambiente che è gratificato è un ambiente che a sua volta gratifica! La motivazione è un bene che attiva reciprocità, contaminazione positiva, senso di appartenenza. Se vivo in un ambiente motivato e contribuisco ad alimentare questa motivazione ne trarrò anche io benefici elevati. In un ambiente motivato “con-dividere” energia significa “con-moltiplicare” energia.